venerdì 6 novembre 2009

in questo senso, Roma é proprio il contrario di New York

In generale gli italiani non vogliono mostrare nessun segno che gli eventi spiacevoli della vita li obbligano a muoversi più velocemente del normale. 'E raro vedere un romano al centro della strada accelerare per evitare di essere investito da una macchina in corsa. In realtà, quando non riusciamo a capire dal modo di vestirsi se qualcuno è Italiano, un metodo che quasi sempre funziona senza errori, é osservare la velocità dei loro passi. Loro che non sono italiani sono ansiosi di arrivare nel luogo in cui vanno, invece, i nativi in generale e i romani in particolare non sono così ansiosi. In questo senso, Roma é proprio il contrario di New York.

Epstein, Alan. As the Romans Do: An American Family's Italian Odyssey. HarperCollins Publishers: NY, NY. 2000. Pagini 50-51.

"Italians in general are averse to displaying any signs that the untoward events in life merit moving any faster than they normally would. It is rare to see a Roman quicken his pace to avoid being hit by an oncoming car in the middle of the street. In fact, when we can't tell by the way someone is dressed if that person is Italian, which is usually a foolproof method, we can tell by the pace of the step. Non-Italians are eager to get where they are going, while the natives in general and Romans in particular are not. In this sense, Rome is the very opposite of New York."

Mi è piaciuto molto vivere ad İstanbul, ma non è una città fatta per i pedoni. Siccome amo molto camminare in città (come mezzo di trasporto), anche se passeggiare sul Bosforo è molto bello, per me non è abbastanza. Quindi, a Roma cammino ogni giorno per almeno un'ora e qualche volte anche tre o quattro. Cammino per fare la spesa e prendere le ragazze dalle scuole. Dato che sono New Yorkese, vado spesso di fretta. Voglio andare veloce . . . mentre generalmente ci sono due tipi di persone che camminano così lentamente che a volte non sono neanche sicura che si stiano muovendo: i turisti e gli italiani.

Capisco bene che nel centro storico ci sono gruppi di turisti che non pensano che Roma è una città di oggi, bensi un museo. Forse non hanno viaggiato tanto nella loro vita, e dopo averlo sognato per anni, finalmente sono arrivati a vedere La Città Eterna. Il turismo è una grande parte dell'economia di Roma. E quindi vedendoli mi fanno ricordare che Roma è così bella che merita questa ammirazione e una volta ogni tanto mentre cammino come una New Yorkese (da sola, in fretta) devo alzare la testa ed almeno dare un'occhiata a questo bel museo in cui sto abitando. Okay, posso scusarli per bloccare i marciapiedi di Roma.

La mia frustrazione consiste nel fatto che i nativi quando camminano a gruppi di due, tre o quattro, vanno lentamente mentre parlano e non si rendono conto che stanno occupando tutto il marciapiede e rendono impossibile a qualcuno, per esempio me, che vuole camminare un pò più velocemente, di farlo. Prima andavo alla mia consueta velocità (quella che era necessaria per arrivare in tempo in un posto, come a scuola di mia figlia), vedevo un pò più avanti un gruppo di italiani che chiacchieravano mentre camminavano molto molto lentamente e bloccavano tutto il marciapiede, lasciando un po di spazio tra l'uno e l'altro. Non abbastanza per far passare una persona . . . solo sufficiente per girare la testa e guardare l'un l'altro più come se stessero a tavola e non in mezzo al marciapiede dove ci possono essere altri che hanno bisogno di arrivare in un posto in tempo!

Prima pensavo che, nel momento in cui mi fossi avvicinata, loro accorgendosi di me, si serebbero spostati per farmi passare senza dover rallentare. In seguito ho imparato che non si rendevano conto di me, ed ho cominciato a rallentare prima, poi a dire qualcosa, come "permesso", dopo di che dimostrare in un modo senza parole che loro erano maleducati secondo me . . . e costringendoli così a farmi passare.

Ma anche questo non andava bene. Ogni volta mi disturbavano almeno tre cose: (1) non mi piaceva interrompere le loro conversazioni; (2) non volevo rallentare la mia andatura; (3) mi era impossibile evitare di rendermi conto delle differenze culturali. Se capissi meglio l'Italia e gli italiani non mi sentirei così frustrata: o quanto meno non mi troverei in questa situazione (perché andrei in macchina o con un'altro mezzo di trasporto, oppure partirei prima per evitare di andare di corsa, o ancora sceglierei una stessa scuola per tutte due le mie figlie, quanto meno una scuola più vicina, ecc.) o se mi trovassi in questa situazione direi qualcosa che mi permettesse di scaricarmi e continuare senza essere infastidita.

Adesso tendo ad evitare i marciapiedi quando è possibile e cammino nella strada: così non devo né rallentare, né confrontarmi con quelli che stanno bloccando il marciapiede, constringendomi tra le macchine parcheggiate e quelle che passano . . . così riesco ad arrivare in tempo senza essere molto sconvolta e (facendo gli scongiuri) senza ferite (dalle macchine o dalle moto).

Ma sto qui da cinque anni. Mi avete insegnato qualche cosa. Una delle quali è che una passeggiata con qualche amico è veramente un piacere. Quanto detto sopra si riferisce solo a quando cammino, ma qui a Roma ho imparato a passeggiare. L'esempio più bello di passeggiata per me è a Natale quando la sera dopo la chiusura dei negozi ci sono delle famiglie che passeggiano nel centro storico. Il primo Natale che ho vissuto, non ho capito perchè le strade erano così piene: se tutti i negozi erano chiusi, che faceva tutta questa gente? Dove andava? E poì, quando ho capito che faceva una passaggiata con la famiglia . . . ho pensato: ma come mai i commercianti non aprono i negozi? Che bella opportunità di guadagnare di più. Addesso capisco meglio il perchè, ma ne scriverò in un altro post su questo blog. Basti dire che allo stesso momento a New York è il tempo dei "last minute shopping" in cui quelli che stanno disperatamente cercando di comprare le cose che hanno dimenticate o non avevano avuto tempo di trovare prima . . . stanno facendo lo shopping in fretta . . . come in un "reality" in TV in cui c'è una gara: chi spende più soldi in un'ora.

Dopo questa lezione, poco a poco, ho imparato a fare delle passeggiate che per me vuol dire: principalmente divertirsi all'aperto chiacchierando con degli amici (mentre camminiamo). Ho imparato a farlo così bene che a volte esco da casa una mezz'ora in anticipio per arrivare in tempo a destinazione . . . con qualch'uno dei miei podcast preferiti appena scaricati nell'iphone e faccio una passeggiata da sola: parlo al telefono con gli amici e la famiglia, ascoltando l'ipod . . . e così "riprendere le ragazze dalle scuole" può diventare una delle attività rilassanti della mia giornata. Forse questa non è una passeggiata romana, neanche una passeggiata New Yorkese. Penso che da solo un romano cammina invece di passaggiare, ed una New Yorkese che non cammina per arrivare, cammina più veloce (o corre) con l'ipod per fare dello sport. Forse quella che faccio io è una "fusion" delle due culture, ma non è propria di nessuna.

Ma quando sto passeggiando, da sola o in compagnia, cerco sempre di evitare di bloccare gli altri che non hanno l'opportunità in quel momento di far una passeggiata ed invece devono camminare per arrivare alla meta. E cerco di lasciare un passaggio per loro sul marciapiede (se possibile). 'E qui che volevo arrivare: non voglio dire che gli italiani devono camminare più velocemente o sempre di fretta, come i New Yorkesi. Voglio dire: Grazie per avermi insegnato l'arte della passeggiata, e per farmi ricordare di lasciare del tempo per farle . . . ma vorrei pregare coloro che passeggiano rilassatamente di voler condividere il marciapiede con le persone che devono passare più velocemente . . . lasciando lo spazio necessario a passare senza rallentare! Grazie!

2 commenti:

  1. Elif, non ti sembra un paradosso che li romani sul marciapiede "passeggiano" mentre quelli in macchina corrono come se stessero facendo una gara di formula 1?

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  2. Si!! Ma quando chi va così velocemente arriva e non prova a trovare un posto giusto per la macchina, ma la lascia dove vuole, senza pensare alle altre macchine o ai pedoni . . . diventa ancora come loro che bloccano il marciapiede, no?

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