venerdì 6 novembre 2009

perchè "come vi vediamo"

Qualche anno fa, quando il libro "Mangia, Prega, Ama" era ancora ai suoi esordi, la mia amica Silvia m'ha detto che aveva trovato interresante leggere di come una ragazza americana ha descritto le sue esperienze abitando a Roma per quattro mesi. In seguito questo libro è diventato molto popolare. 'E stato tradotto in tante lingue, anche in italiano. Quelli di Hollywood stanno facendo un film basato sul libro.

Allora, dopo cinque anni di vita qui a Roma ho preso la decisione di provare a risolvere un mio problema: non parlo italiano. Ci vogliono tante ore di terapia per capire bene il perché, e non voglio che questo blog sia uno di quelli del tipo "diario personale". Ma, posso dire che (1) capisco quasi tutto (2) non é perché ho un pregiudizio contro la lingua o la gente (dimostrazione: tutte e due le mie figlie parlano italiano e la grande va in una scuola italiana...ed io faccio tante cose per spronarle nella lingua; un'ulteriore prova: ho scelto (e continuo a scegliere) di abitare a Roma. . . se volessi, potrei andarmene via immediatamente.)

Per capire il perché di questo blog, è anche importante sapere che io leggo tanto. Forse troppo. Se avessi parlato invece di leggere questi cinque anni . . . . Va beh. Non devo pensare così. Lo so che in generale gli americani parlano a voce alta e spesso vanno fuori dai paesi in cui la gente parla inglese ma presumono che tutti vogliono e possono parlarlo lo stesso. E sono certa che anch'io ho fatto questa brutta figura più di qualche volta. Ma ti giuro che sono sensibile a questa tendenza e cerco sempre di superarla. La situazione era così: non sapevo parlare italiano bene, se provavo, sbagliavo. Si si, lo so, così avrei imparato come tanti altri. Ah, se solo non fossi molto molto timida! Ecco, come posso vivere in italia, senza parlare italiano, ma anche senza insistere che tutti parlino inglese (a voce alta) con me? Sono diventata un'esperta a vivere e interagire senza parole. Sono anche esperta a trovare coloro che possono capire che anche se non parlo troppo (anzi poco), non significa che voglio essere scortese o poco amichevole: con un sorriso grande, e qualche parola, riesco a fare tante cose quotidiane.

Tra i libri che leggo ce ne sono tanti in cui l'autore scrive dell'esperienza di essere stranieri, di vivere in un paese a lui estraneo. Okay, non sono sempre, o forse spesso, gli autori più bravi del mondo. Tante storie sono solo dei ricordi della gente che ha vissuto in un paese a loro straniero. In questi libri trovo qualche cosa. (1) Sono leggeri e divertenti: leggere è come guardare la TV. Nella mia vita quotidiana è raro che ho un'ora (o più) senza un'interruzione. Quando posso, leggo questi libri poco a poco, dieci minuti qui, cinque minuti là. (2) Normalmente ci sono almeno due o tre frasi o paragrafi che mi fanno pensare alla mia vita qui in Italia (o in Turchia dove ho vissuto per cinque anni prima di abitare a Roma), forse a una cosa che mi sembra molta giusta ma alla quale non ho mai pensato prima, o a un'altra con cui non sono d'accordo affatto. (3) E quando leggo delle esperienze mi ricordo che "cultura" non è una cosa fissa, ma invece è un processo. Se sembra un concetto troppo profondo per questo contesto devo ammettere che non è mio: è l'idea principale di Michael Agar esposta nel suo libro "Language Shock". 'E anche adesso aggiungo un'altra confessione: ho un dottorato in linguistica, sociolinguistica nello specifico. Non lo dico per vantarmi: non ho continuato a perseguire la carriera di docente universitaria. Ma il mio punto di vista è spesso influenzato dalla sociolinguistica. Il perchè della mia preferenza a vivere nelle culture straniere non è ovviamente perchè sono molto brava ad imparare le lingue :). Piuttosto è che mi piace molto l'esperienza della cultura come processo. Vivere in Italia mi insegna tante cose sulla mia identità di americana e anche sull'Italia. Per me è interssante e divertente vivere in una cultura straniera: è come un gioco intellettuale.

Insomma, il perchè del titolo "come vi vediamo" è perchè voglio usare questo blog come un ponte fra il mio hobby, leggere in inglese, ed il mio dovere, imparare a parlare italiano. Spero che tradurre questi piccoli testi, e poi scrivere i miei pensieri possono essere un'attività interessante (più degli esercizi grammaticali) da fare nelle miei lezioni. Non volendo badare al fatto che probabilmente nessuno lo leggerà, se pubblico questo mi sento obbligata a continuare a mettere regolarmente qualcosa sul blog, nella speranza che qualcuno lo trovi interessante, e questo al meno mi aiuta ad imparare l'italiano. Così posso prendere pezzi del mio hobby, imparare l'italiano scritto, e creare un'opportunità per conversare in italiano in due maniere: con il mio istruttore durante il processo di correzione delle traduzioni e delle cose che scrivo io, e poi se qualcuno lascia un commento sul blog, posso rispondere e così sarà un'opportunità per la conversazione scritta.

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